Dalla parte sbagliata. La speranza dopo Iqbal by Francesco D'Adamo

Dalla parte sbagliata. La speranza dopo Iqbal by Francesco D'Adamo

autore:Francesco D'Adamo [D'Adamo, Francesco]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Juvenile Nonfiction, General, Social Topics
ISBN: 9788809807334
Google: kDzGrQEACAAJ
editore: Giunti Editore
pubblicato: 2015-10-15T20:25:11+00:00


Italia, Milano

Maria,

ho saputo tutto: è arrivato con uno di quei barconi, lo immaginavo. Dal Nord Africa. Era con il fratello più grande, questo Youssuf che ha riconosciuto alla televisione.

«Sei sicuro che è lui?» gli abbiamo chiesto cento volte.

«Sì! Sì!»

Ci ha raccontato tutto. Un po’ in italiano, un po’ in francese, un po’ in arabo. Ma ormai ci capiamo. È scoppiato a piangere diverse volte. Si teneva tutto dentro da mesi, la paura, la solitudine, l’angoscia.

Mi ha fatto una pena, una tenerezza.

Era confuso, ma dev’essere arrivato più o meno un anno fa, perché ha detto che quando sono sbarcati faceva caldo, come adesso.

Naturalmente non sa dove li ha lasciati il barcone ma non era un’isola.

Non li hanno sbarcati. Lo scafista li ha obbligati a saltare in acqua in vista della costa, tutti, erano in due e li minacciavano con le armi.

Erano molto vicini, per fortuna, e il mare era calmo e suo fratello sa nuotare ma non sa cosa sia successo a molti degli altri, ricorda solo il rumore della risacca e il sapore dell’acqua salata in gola.

Era l’alba, la spiaggia era deserta.

Si sono diretti verso il paese che si vedeva in lontananza, prima in gruppo, saranno stati una ventina, poi un po’ alla volta si sono dispersi, chi andava da una parte chi dall’altra. Avevano sete e fame.

Il paese si stava risvegliando, le strade cominciavano a popolarsi, li guardavano tutti ma nessuno faceva niente.

«Mi vergognavo» ci ha detto Moh.

Avevano bevuto a lungo a una fontanella in piazza.

Pare che non avessero bevuto per giorni e giorni, in mare.

Nessuno sapeva cosa fare.

Gli avevano promesso che al loro arrivo avrebbero trovato qualcuno ad aspettarli, che gli avrebbe dato lavoro e un posto dove stare.

«Allez! Allez!» dicevano i più esperti. «Arriverà la polizia! Scappate!»

E avevano preso per i campi.

Moh, il fratello e alcuni altri invece erano rimasti in paese. Avevano girato a caso. Poi non ricorda bene, dice che si sono sistemati da qualche parte a dormire, erano molto stanchi.

Si sono sdraiati per terra in una specie di vecchio magazzino abbandonato, non ho capito.

Dentro non c’era niente, solo polvere e rifiuti.

Si è svegliato al suono dei fischietti, ha aperto gli occhi di colpo, c’erano degli uomini in divisa, tutti che gridavano, Youssuf non era più accanto a lui, non sa, si è spaventato, si è alzato e ha cominciato a correre a caso, è scappato attraverso una porta sul retro, ha fatto appena in tempo a vedere che caricavano Youssuf e qualche altro su un autobus della Polizia.

Era terrorizzato all’idea che lo mettessero in prigione.

L’autobus con suo fratello a bordo è ripartito.

A questo punto il discorso si è fatto molto confuso.

Non è chiaro come abbia vissuto nei giorni successivi e come abbia fatto ad arrivare qua. Certamente in treno, perché è alla stazione che lo hanno avvicinato.

Due uomini. Gli hanno comprato un panino e una Coca.

«Sei solo?» gli hanno chiesto.

Gli hanno detto che avevano loro un posto per lui dove poteva restare fino a quando ne aveva voglia.

«Ton frère? Ci pensiamo noi».



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